Terremoto sull’informazione
Faqja 1 e 1
Terremoto sull’informazione
ROMA, 16 settembre 2009 —«SIAMO circondati, nella politica, nella stampa e nella tv da troppi farabutti». Al culmine delle polemiche che hanno investito l’informazione della Rai, Silvio Berlusconi ha sparato nuove cartucce contro i media, contestato le trasmissioni «anti-governative» e rispolverato il lessico della politica novecentesca sull’opposizione: «Erano, sono e saranno dei vecchi comunisti». Sullo sfondo, i veleni di una giornata iniziata con inviti fatti e rifiutati (come quello di Franceschini) a Porta a Porta, palcoscenico da cui ha poi parlato il premier, stallo sulle questioni legate ad Annozero e la diatriba politica che si infiamma per frasi ingiuriose del leader dell’Idv, Antonio Di Pietro contro i giornalisti Vespa e Minzolini.
La tv pubblica, insomma, è diventata la notizia, perché ieri sera è andato in onda in solitaria (cioé senza i programmi di approfondimento concorrenti, Ballarò e Matrix), la trasmissione condotta in prime time da Bruno Vespa.
SOTTO QUESTI riflettori della Prima rete, la consegna delle case ai terremotati d’Abruzzo. Ospite degli ospiti di un terremoto — però politico e mediatico — Silvio Berlusconi, attaccato dal centrosinistra, dall’Udc (con Casini ci sarà uno strappo in diretta) e contestato per le sue accuse da Giovanni Floris, direttore della trasmissione fatta slittare. Il premier ha respinto al mittente le critiche a Mediaset («accuse comiche», ha sbottato) e quella sulla mancanza della libertà di stampa in Italia («Delinquente chi lo dice»). Il tutto in mezzo alle osservazioni degli invitati a Porta a Porta. Tra questi, il direttore di Qn e il Resto del Carlino, Pierluigi Visci, che ha incalzato il Cavaliere su alleanze e obiettivi dell’azione di Governo.
Il premier, poi, ha stigmatizzato la «libertà di diffamazione» da parte del quotidiano La Repubblica («I danni chiesti? Il minimo che potessi fare dopo cinque mesi di attacchi da un superpartito...»). E, mentre Vespa ha risposto per le rime al giornalista Piero Sansonetti («Quando io sono stato epurato, e la Gruber faceva l’informazione, tu mi hai difeso Sansonetti?»), Berlusconi non ha risparmiato critiche anche a certi programmi della tv pubblica: «La vera distorsione dell’informazione sta nel fatto che la Rai, pagata con i soldi dei cittadini, è l’unica azienda televisiva al mondo che attacca una sola parte politica, la maggioranza di governo». Berlusconi ce l’ha con molti cavalli di battaglia di Raitre, da Annozero (Santoro denuncia «il boicottaggio» e minaccia le vie legali) a Report, anch’esso in polemica con la gestione Rai, a Ballarò. E proprio il suo conduttore Giovanni Floris, poco dopo, ha inviato una nota alle agenzie (letta in diretta) rivendicando l’indipendenza e la libertà della trasmissione.
Del resto, il salotto di Bruno Vespa era stato preceduto da ogni sorta di polemica. Dalle frasi ironiche di Massimo D’Alema e di Pier Ferdinando Casini («non ditelo a Vespa, stasera vedrò le partite..»), alla bufera di critiche piovute sul dg Rai, Mauro Masi, per la decisione di far slittare a domani la prima puntata di Ballarò. Una contrapposizione che ha toccato il punto più alto con la rinuncia di Franceschini a partecipare a Porta a Porta del 23 settembre («stravolti i palinsesti della Rai allo scopo di garantire al premier una vetrina. Non voglio rendermi complice in nessun modo»). «Sono e saranno sempre dei vecchi comunisti», è stato il commento liquidatorio di Berlusconi.
E SE Vespa ha preteso le scuse dal Pd, ancora più infuocata è stata la lite con l’Idv. Di Pietro ha sparato una bomba: «La Rai — ha detto — promuove l’informazione faziosa di soggetti come Minzolini o Vespa, che stanno al giornalismo come la sedia elettrica alla vita umana». E ancora: «Vespa si presta, come un boia, al sabotaggio dell’informazione di Stato». Poco prima dell’inizio della trasmissione, davanti agli studi Rai di via Teulada, un gruppo di sostenitori di Di Pietro ha contestato l’ingresso del premier, con tanto di megafoni e sottofondo della sigla di Ballarò. C’è da giurare che il cda Rai rai di domani sarà particolarmente caldo. Masi riferirà sulla questione contratti (per Marco Travaglio e per gli operatori tecnici) denunciata da Michele Santoro, mentre al momento non sono all’ordine del giorno le nomine per Raitre, rinviate di una settimana.
La tv pubblica, insomma, è diventata la notizia, perché ieri sera è andato in onda in solitaria (cioé senza i programmi di approfondimento concorrenti, Ballarò e Matrix), la trasmissione condotta in prime time da Bruno Vespa.
SOTTO QUESTI riflettori della Prima rete, la consegna delle case ai terremotati d’Abruzzo. Ospite degli ospiti di un terremoto — però politico e mediatico — Silvio Berlusconi, attaccato dal centrosinistra, dall’Udc (con Casini ci sarà uno strappo in diretta) e contestato per le sue accuse da Giovanni Floris, direttore della trasmissione fatta slittare. Il premier ha respinto al mittente le critiche a Mediaset («accuse comiche», ha sbottato) e quella sulla mancanza della libertà di stampa in Italia («Delinquente chi lo dice»). Il tutto in mezzo alle osservazioni degli invitati a Porta a Porta. Tra questi, il direttore di Qn e il Resto del Carlino, Pierluigi Visci, che ha incalzato il Cavaliere su alleanze e obiettivi dell’azione di Governo.
Il premier, poi, ha stigmatizzato la «libertà di diffamazione» da parte del quotidiano La Repubblica («I danni chiesti? Il minimo che potessi fare dopo cinque mesi di attacchi da un superpartito...»). E, mentre Vespa ha risposto per le rime al giornalista Piero Sansonetti («Quando io sono stato epurato, e la Gruber faceva l’informazione, tu mi hai difeso Sansonetti?»), Berlusconi non ha risparmiato critiche anche a certi programmi della tv pubblica: «La vera distorsione dell’informazione sta nel fatto che la Rai, pagata con i soldi dei cittadini, è l’unica azienda televisiva al mondo che attacca una sola parte politica, la maggioranza di governo». Berlusconi ce l’ha con molti cavalli di battaglia di Raitre, da Annozero (Santoro denuncia «il boicottaggio» e minaccia le vie legali) a Report, anch’esso in polemica con la gestione Rai, a Ballarò. E proprio il suo conduttore Giovanni Floris, poco dopo, ha inviato una nota alle agenzie (letta in diretta) rivendicando l’indipendenza e la libertà della trasmissione.
Del resto, il salotto di Bruno Vespa era stato preceduto da ogni sorta di polemica. Dalle frasi ironiche di Massimo D’Alema e di Pier Ferdinando Casini («non ditelo a Vespa, stasera vedrò le partite..»), alla bufera di critiche piovute sul dg Rai, Mauro Masi, per la decisione di far slittare a domani la prima puntata di Ballarò. Una contrapposizione che ha toccato il punto più alto con la rinuncia di Franceschini a partecipare a Porta a Porta del 23 settembre («stravolti i palinsesti della Rai allo scopo di garantire al premier una vetrina. Non voglio rendermi complice in nessun modo»). «Sono e saranno sempre dei vecchi comunisti», è stato il commento liquidatorio di Berlusconi.
E SE Vespa ha preteso le scuse dal Pd, ancora più infuocata è stata la lite con l’Idv. Di Pietro ha sparato una bomba: «La Rai — ha detto — promuove l’informazione faziosa di soggetti come Minzolini o Vespa, che stanno al giornalismo come la sedia elettrica alla vita umana». E ancora: «Vespa si presta, come un boia, al sabotaggio dell’informazione di Stato». Poco prima dell’inizio della trasmissione, davanti agli studi Rai di via Teulada, un gruppo di sostenitori di Di Pietro ha contestato l’ingresso del premier, con tanto di megafoni e sottofondo della sigla di Ballarò. C’è da giurare che il cda Rai rai di domani sarà particolarmente caldo. Masi riferirà sulla questione contratti (per Marco Travaglio e per gli operatori tecnici) denunciata da Michele Santoro, mentre al momento non sono all’ordine del giorno le nomine per Raitre, rinviate di una settimana.
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